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Colecisti

INDICE

  • Cos'è
  • Quando è indicato l'intervento di Colecistectomia
  • A cosa serve l'intervento
  • Come viene eseguito l'intervento
  • Possibili rischi e complicanze
  • Cosa accade dopo l'intervento

Cos'è

La colecisti (o cistifellea) è un viscere cavo posto nell’addome superiore destro al di sotto del fegato. Nelle fasi interdigestive la colecisti contiene la bile, un liquido prodotto dal fegato, che serve per la metabolizzazione dei grassi.

Quando è indicato l‘intervento di Colecistectomia

L’intervento è indicato in caso di calcolosi sintomatica o complicata della colecisti, in particolare nei seguenti casi:

  • Colica biliare semplice: si manifesta con un dolore tipico che compare a stomaco pieno durante la digestione, localizzato nella regione epigastrica ("alla bocca dello stomaco") e irradiato posteriormente verso la spalla destra.
  • Colica biliare complicata, che può comportare:
    • Colecistite: infiammazione della colecisti, presente nel 95% dei casi in pazienti con calcoli e nel 5% in pazienti senza calcoli, generalmente in condizioni critiche e spesso ricoverati in rianimazione.
    • Ittero: si verifica quando un calcolo migra dalla colecisti al dotto biliare comune (coledoco), bloccando il deflusso della bile prodotta dal fegato. Questo porta all'accumulo di bile, causando urine scure e ingiallimento delle sclere degli occhi.
    • Pancreatite: infiammazione del pancreas dovuta al passaggio di un calcolo dalla colecisti al dotto biliare comune, fino a ostruire il dotto di Wirsung, che è responsabile dello scarico delle secrezioni pancreatiche.

A cosa serve l'intervento

L’intervento di colecistectomia ha la finalità di rimuovere la colecisti patologica e prevenire le complicanze dovute al malfunzionamento della stessa.

Come viene eseguito l'intervento

L’intervento di colecistectomia viene eseguito in anestesia generale con due modalità:

  • Tecnica mini invasiva (95%) laparoscopica/robotica: si praticano piccole incisioni sulla parete addominale attraverso cui vengono inseriti gli strumenti chirurgici per l'asportazione della colecisti e una telecamera che consente la visione su monitor.
  • Tecnica tradizionale o laparotomica (5%): l'asportazione della colecisti avviene tramite un'incisione della parete addominale, effettuata sull'emiaddome destro appena sotto le costole, oppure lungo la linea mediana tra lo xifoide e l'ombelico.

Possibili rischi e complicanze

La colecistectomia è l’intervento a carico dell’apparato gastroenterico maggiormente eseguito al mondo e, come tutti gli atti medico-chirurgici, seppur condotta con tecnica rigorosa, non può mai essere considerata priva di rischi e complicanze. Le eventuali complicanze verranno gestite tempestivamente dal team.

Esistono complicanze generiche possibili in ogni intervento chirurgico e rischi specifici, cioè peculiari di un determinato atto chirurgico. Fra le complicanze generiche possibili troviamo: 
  • Polmonite: 0.2% (tecnica mini-invasiva) - 1.7% (tecnica laparotomica). 
  • Eventi cardiaci o cerebrali acuti: infarto del miocardio, scompenso cardiaco, ictus o ischemie cerebrali transitorie 0.1 - 0.7%. 
  • Infezione della ferita chirurgica: 1% (tecnica mini-invasiva) – 7.6% (tecnica laparotomica): più frequente nei pazientiobesi e nei pazienti diabetici; la pregressa presenza di un piercing ombelicale è un fattore predisponente per l’infezione del sito chirurgico. 
  • Infezione vie urinarie: 0.5% (tecnica mini-invasiva) - 1.5% (tecnica laparotomica). 
  • Eventi trombo-embolici: 0.2% (tecnica mini-invasiva) - 1% (tecnica laparotomica); il rischio è aumentato nei pazienti obesi e in pazienti con una particolare predisposizione genetica.
Le principali complicanze specifiche dopo colecistectomia si verificano generalmente in una percentuale inferiore al 3% e sono: 
  • Emorragia: (0.1 – 2.2%) gli eventi emorragici si possono verificare in sede intra-operatoria per lesione di strutture vascolari durante l’induzione dello pneumoperitoneo o l’introduzione dei trocars in addome, per sanguinamento del fegato, per lesione dei vasi epatici (in particolare l’arteria epatica destra). Alcuni eventi emorragici possono rendersi evidenti solo nel periodo post-operatorio e necessitare di una revisione chirurgica. Consideriamo eventi emorragici maggiori quelli che comportino una perdita ematica uguale o superiore a 500 ml. 
  • Lesioni viscerali: legate soprattutto alle manovre di lisi delle aderenze ed alla dispersione laterale di calore da parte degli strumenti utilizzati per emostasi e dieresi tissutale. Possono essere identificate durante l’intervento (e in questo caso vengono immediatamente riparate, per via laparoscopica o per conversione laparotomica), oppure possono manifestarsi nel periodo post-operatorio con un quadro di tipo peritonitico e generalmente necessitano di reintervento. 
  • Fistola biliare: fuoriuscita di bile nella zona cruentata del letto epatico o dal dotto cistico non perfettamente chiuso o da una lesione della via biliare principale. Nei primi due casi è spesso possibile risolvere il problema per via endoscopica (drenaggio o protesi). 
  • Lesioni delle vie biliari (lesione, sezione parziale, sezione completa): costituiscono ancora una temibile complicanza della colecistectomia; il rischio è maggiore per l’approccio mini-invasivo rispetto a quello tradizionale (1.7% vs 0.3%). Tale percentuale aumenta significativamente nei casi complicati (colecistite acuta, pregressa chirurgia gastrica, obesità) ed è spesso influenzata dalla presenza di varianti anatomiche delle vie biliari, non tutte immediatamente comprensibili né rilevabili con le indagini pre-operatorie. Le lesioni delle vie biliari presentano un diverso grado di severità e molteplici sono quindi le modalità di trattamento: colangiopancreatografia retrograda, intervento percutaneo transepatico, intervento di ricostruzione della via biliare, resezione epatica ed, eventualmente, anche trapianto di fegato (lo 0.6% dei trapianti di fegato è secondario a lesione chirurgica della via biliare). Solo il 44,5% delle lesioni biliari viene riconosciuta durante l’intervento di colecistectomia (e riparata nel corso dello stesso). 
  • Ascesso intra-addominale: raccolta di pus solitamente in prossimità del fegato; oltre ad una terapia antibiotica mirata l’ascesso può essere gestito mediante un drenaggio radiologico; alcune volte è necessario ricorrere ad una revisione chirurgica. 
  • Laparocele post-operatorio: a distanza di tempo dall’intervento esiste la possibilità che la parete addominale presenti una zona di cedimento in corrispondenza degli accessi chirurgici. In caso di pregresso accesso mini-invasivo la sede maggiormente interessata da questo problema è quella periombelicale. 

Come in ogni procedura chirurgica è infine necessario ricordare che esiste anche un rischio di morte legata all’intervento chirurgico, mai totalmente emendabile. La statistica dimostra una percentuale di decessi legati all’intervento di colecistectomia variabile tra lo 0.4% e lo 0.6%; questa evenienza è più spesso associata ad interventi per patologia infiammatoria acuta, su pazienti affetti da patologie cardiorespiratorie croniche o di età avanzata. 

Infine ricordiamo che lo stress anestesiologico chirurgico e le alterazioni anche transitorie del sistema immunitario possono provocare l’attivazione patologica di germi già esistenti nell’organismo, solitamente silenti, fino alla sepsi. Il trattamento delle infezioni viene concordato insieme ai colleghi infettivologi di riferimento. 

Cosa accade dopo l'intervento

Al termine dell’intervento, l’anestesista si occuperà del risveglio e della rimozione del tubo endotracheale. Verrà trasferito in un’area dedicata, chiamata Recovery Room, dove verranno monitorate le sue funzioni vitali. Al termine di questo periodo di osservazione, il personale della sala operatoria la accompagnerà in reparto. In alcuni casi particolari, l’anestesista potrebbe decidere, in fase pre o post operatoria, di garantire un risveglio protetto in Terapia Intensiva. Generalmente, al momento del risveglio, potrebbe avere un drenaggio nella parte superiore destra dell'addome e un accesso vascolare nell'arto superiore per la somministrazione della terapia antalgica e dei liquidi.

Di solito, non viene posizionato un catetere vescicale, mentre il sondino naso gastrico, inserito durante l’intervento, verrà rimosso dopo l'estubazione.

Al risveglio, potrebbe avvertire dolore, soprattutto a livello delle ferite chirurgiche, dell'emiaddome destro e della regione scapolare, ma solitamente il dolore è ben gestito dalla terapia prescritta. Potrebbe inoltre sperimentare confusione, nausea e vomito come effetto dell’anestesia generale.

Potrà iniziare a bere acqua dopo 4 ore dall’intervento e la sera stessa (o la mattina successiva, se l'intervento fosse avvenuto nel pomeriggio), potrà assumere una dieta leggera. Le raccomandiamo di consumare solo quanto fornito dal personale sanitario, evitando spuntini o snack. Anche a casa, nei primi 7-10 giorni sarà importante seguire una dieta adeguata priva di grassi.

Le consigliamo di muoversi il prima possibile, anche lo stesso giorno dell’intervento, poiché la mobilizzazione precoce è fondamentale per prevenire alcune complicanze post operatorie e per favorire la ripresa delle normali attività quotidiane.

In caso di intervento con tecnica mini invasiva, potrà tornare a casa già dal giorno successivo, se le sue condizioni cliniche lo permettono. Salvo complicazioni particolari, la maggior parte dei pazienti trattati con la tecnica laparoscopica viene dimessa entro il terzo giorno post operatorio. In caso di intervento tradizionale laparotomico, la degenza media varia da 2 a 5 giorni, a seconda dell’andamento clinico.

Alla dimissione, il medico di reparto le consegnerà una lettera per il suo medico di base, con le indicazioni sui farmaci da assumere per la gestione del dolore, su come medicare la ferita e su quando tornare in ospedale per il controllo clinico.

Solitamente è possibile riprendere l’attività lavorativa dopo 7-10 giorni dall’intervento, a condizione che non comporti il sollevamento di pesi o lavori fisicamente impegnativi. Si consiglia di attendere un mese prima di riprendere l'attività sportiva.

Raccomandiamo una cura attenta della ferita chirurgica: è consentito e incoraggiato fare la doccia quotidiana a partire dal secondo giorno post-operatorio.

Le ricordiamo che, per qualsiasi problema nelle ore diurne potrà contattare il reparto in cui è stato operato.

Motivi per cui chiedere assistenza medica:

  • dolore che persiste nonostante la corretta assunzione della terapia prescritta;
  • febbre superiore a 38°C;
  • vomito continuo;
  • incapacità di evacuare per più di 4 giorni;
  • gonfiore, rossore, sanguinamento o fuoriuscita di liquido maleodorante dalla ferita.

Dove accedere al servizio

Poliambulatorio Chirurgico Bassini

Sede Legale