Visite specialistiche

Oculistica

Molto spesso le malattie oculari sono misconosciute dalle persone perché non sempre si manifestano con calo della vista.
Normalmente, gli occhi sono due e lavorano contemporaneamente, basta che uno di loro funzioni normalmente che può mascherare una patologia dell’altro.
Questo è spesso una causa di diagnosi tardiva di molte malattie oftalmiche.
La struttura di Oculistica sostenuta da eccellenti professionisti, si prodiga giornalmente per la diagnosi e la cura delle molteplici patologie di pertinenza oftalmica.

L’intervento di Ptosi Palpebrale serve a correggere l’abbassamento della palpebra, causato da un difetto funzionale più o meno importante del muscolo elevatore della palpebra superiore. La palpebra può abbassarsi solo lievemente o coprire interamente la pupilla, impedendo la normale visione. Può essere presente nei bambini come negli adulti, mono o bilaterale. Le cause sono diverse (di origine nervosa, muscolare, legata all’età o di natura traumatica). Nell’adulto la causa più frequente è l’assottigliamento o la rottura dell’aponeurosi del muscolo elevatore.

L’intervento viene eseguito in anestesia locale. Si distinguono essenzialmente due tipi di intervento:

  • chirurgia dell’aponeurosi del muscolo elevatore;

  • sospensione della palpebra al muscolo frontale.

La scelta della tecnica chirurgica è condizionata dalla funzione residua del muscolo elevatore. La sospensione al muscolo frontale, utilizzata in caso di ptosi severa, viene realizzata con l’aiuto di una striscia di materiale sintetico inserito nella palpebra. La durata dell’intervento varia dai 30 ai 60 minuti. I postumi immediati sono caratterizzati da edema e possibile ematoma che si risolve spontaneamente.

La Fluorangiografia Retinica (FAG), o angiografia con fluoresceina, permette di diagnosticare le patologie infiammatorie e vascolari dell'occhio e in particolare quelle che riguardano la retina, fra cui la retinopatia diabetica, la degenerazione senile della macula, le occlusioni vascolari.
È in grado di verificare la condizione dei vasi sanguigni localizzati nella zona posteriore dell'occhio (retina e coroide), le modalità e la velocità di circolazione del flusso del sangue in queste aree, la presenza di anomalie della parete dei vasi sanguigni e l’eventuale formazione di nuovi vasi.
La FAG è un importante strumento che, permettendo al medico oculista di accertare (diagnosticare) la presenza di importanti malattie vascolari dell’occhio, ne può intraprendere la terapia più appropriata.
L’esame, inoltre, è fondamentale nell’individuazione delle aree alterate da trattare poi con il laser retinico.
La fluorangiografia è un esame indolore, si esegue in ambulatorio, richiede circa mezz’ora di tempo per essere completato, prevede l’iniezione di un mezzo di contrasto.
Prima di eseguire l’esame vengono istillate negli occhi alcune gocce di uno speciale collirio (midriatico) per dilatare le pupille. Successivamente, viene iniettato in una vena del braccio un liquido di contrasto fluorescente, fluoresceina o verde d’indocianina, a seconda che lo scopo dell’esame sia studiare i vasi sanguigni della retina o della coroide. Dopo alcuni secondi, il mezzo di contrasto si diffonde nella parte posteriore dell'occhio, fino ad arrivare alle arterie e alle vene della retina (o della coroide) e consente di visualizzare i vasi sanguigni. A questo punto, il medico chiede alla persona che si sottopone all’esame di spostare lo sguardo in varie direzioni in modo da poter scattare una serie di fotogrammi con uno specifico strumento ottico, il retinografo, per documentare la circolazione del colorante fluorescente nelle arterie, nei capillari.

Per una corretta esecuzione dell’esame, è importante:

  • essere a digiuno da almeno 3 ore, per evitare il verificarsi di alcune reazioni gastrointestinali come nausea  e vomito;
  • godere di buone condizioni generali di salute;
  • non soffrire di allergie ai coloranti del liquido di contrasto, o a farmaci, in caso contrario, se il medico riterrà necessario eseguire ugualmente l’esame, indicherà alcuni farmaci da prendere il giorno precedente e prenderà tutte le precauzioni per assicurare l’assistenza sanitaria durante e dopo il test.

La Tomografia Ottica Computerizzata (OCT), o Tomografia ottica a radiazione coerente, è un esame diagnostico non invasivo che permette di ottenere delle scansioni della cornea e della retina per la diagnosi ed il follow-up di numerose patologie corneali e retiniche e nella diagnosi preoperatoria e nel follow-up  postoperatorio della gran parte delle patologie oculari che necessitano di un intervento chirurgico.
L'OCT permette di ottenere delle scansioni corneali e retiniche molto precise che consentono di analizzare nel dettaglio gli strati della cornea, la regione centrale della retina denominata macula ed il nervo ottico. È anche particolarmente utile nei casi di edema maculare di varia origine. Trattandosi di un esame digitalizzato consente di mettere a confronto gli esami eseguiti nel tempo dal paziente, fornendo delle mappe differenziali.
Infine è un esame fondamentale nella diagnosi precoce di alcune patologie: ad esempio, nei pazienti affetti da glaucoma l'OCT è in grado di misurare lo spessore delle fibre nervose che circondano il nervo ottico evidenziando, in alcuni casi, una alterazione precoce delle stesse in presenza di un campo visivo normale e questo permette di iniziare tempestivamente una terapia per rallentare la progressione della patologia.
L'esecuzione è semplice e veloce dura circa 10-15 minuti. Il paziente è seduto di fronte allo strumento e viene invitato dall'operatore a fissare una mira luminosa: la scansione parte nel momento in cui viene messa a fuoco la struttura oculare da analizzare.
Con l'avvento degli OCT di ultima generazione l'esame può essere effettuato anche senza la dilatazione della pupilla, previa valutazione da parte dell'operatore medico sanitario, delle caratteristiche oculari e del tipo di patologia che si vuole indagare.

Il campo visivo computerizzato è l'esame che permette di indagare l'origine di eventuali alterazioni del campo visivo, di origine oculistica o neurologica valutando se esistano sia alterazioni di sensibilità retinica sia alterazioni a carico del nervo ottico.
Lo studio del campo visivo, è detto anche perimetria, e permette di valutare l'ampiezza dello spazio visivo percepito dal paziente.
L’esame è svolto un occhio alla volta (al paziente sarà quindi occluso prima l’occhio sinistro e poi l’occhio destro). La durata dell’esame è di circa 15 minuti per occhio.
Il paziente è posto in modo da fissare 4 mire luminose di colore verde all’interno di una cupola e dovrà tenere un pulsante in mano. Le luci servono da mire di fissazione e devono quindi essere fissate per tutta la durata dell’esame. All’interno della cupola si vedranno delle lucine di colore giallo che si accendono e si spengono (come dei piccoli flash): ogni volta che la lucina gialla è percepita, il paziente dovrà schiacciare il pulsante che ha in mano.
Questi flash hanno dimensioni e luminosità differenti e possono presentarsi sia vicino alle mire di fissazione (le 4 lucine verdi) sia nella periferia della cupola. Nel caso in cui la lucina gialla si accenda alla periferia della cupola, è importante che l’occhio continui a guardare le mire di fissazione e non insegua le lucine gialle.
La moderna tecnologia permette la rilevazione delle alterazioni nel campo visivo in maniera molto più precisa e attendibile rispetto allo stesso tipo di esame eseguito con strumenti manuali, che rischiavano di causare errori di valutazione e, di conseguenza, ritardi diagnostici e di terapia.
Lo studio del campo visivo ha un ruolo particolarmente rilevante nella diagnosi del glaucoma e nel monitoraggio della sua progressione. Il glaucoma provoca, infatti, il restringimento periferico del campo visivo (la cosiddetta visione a cannocchiale) che può evidenziarsi anche dopo anni dall'insorgenza della patologia.
L'analisi del campo visivo - oltre che in oftalmologia – costituisce un esame diagnostico molto importante anche in campo neurologico, dal momento che consente allo specialista di visualizzare eventuali danni alle vie ottiche retro-bulbari e alla corteccia visiva che possono essere stati causati da patologie neurologiche, ischemiche, tumorali o traumatiche.
Lo studio del campo visivo non è un esame invasivo, non provoca alcuna sofferenza e richiede solo una certa attenzione. Pertanto non presenta rischi né vi sono controindicazioni alla sua esecuzione.
I risultati sono disponibili già al termine dell'esame.

La Tomografia Corneale è un esame con cui vengono analizzate la forma e altre caratteristiche ottiche della cornea, attraverso la misurazione della curvatura, della forma e della dimensione delle strutture della parte anteriore dell'occhio, quella visibile.
La Topografia Corneale può essere effettuata con il Pentacam, strumento che consente di rilevare ed analizzare molteplici informazioni riguardanti l’intero segmento anteriore dell’occhio, con particolare applicazione per il campionamento della superficie corneale.
Con la Topografia Corneale con Pentacam è possibile eseguire:

  • Misurazione dello spessore corneale (Pachimetria);
  • Topografia della cornea anteriore e posteriore;
  • Analisi dell’evoluzione del cheratocono;
  • Rilevazione dei dati necessari per la chirurgia refrattiva nel pre e post-operatorio;
  • Valutazione della maggiore o minore strettezza dell’angolo camerulare nel glaucoma.

Con questo innovativo dispositivo, è possibile eseguire la misurazione dello spessore corneale (pachimetria), la topografia della cornea anteriore e posteriore, l’analisi dell’evoluzione del cheratocono, la rilevazione dei dati necessari per la chirurgia refrattiva nel pre e post- operatorio (LASIK e PRK) e ancora la valutazione della maggiore o minore strettezza dell’angolo camerulare nel glaucoma; è inoltre possibile avere degli stampati comparativi o dei singoli esami.

Il microscopio endoteliale è una tecnologia utilizzata in oftalmologia che permette di stabilire il numero e la vitalità di un sottile strato di cellule della cornea (la struttura trasparente dell'occhio) che è definito endotelio.
La conta delle cellule endoteliali si svolge fotografando la superficie interna della cornea tramite l'uso di una fotocamera computerizzata.
Durante l'esecuzione della conta endoteliale il paziente è seduto su uno sgabello e ha mento e fronte appoggiati ad appositi supporti. In questa posizione deve fissare per alcuni secondi una sorgente luminosa mentre una telecamera computerizzata scatta una serie di fotografie della cornea.
La conta endoteliale (o biomicroscopia corneale) è l'esame con cui si procede alla valutazione dell'endotelio corneale, lo strato di cellule più profondo della cornea che è indispensabile per la salute e la trasparenza della stessa.

La Tonometria Oculare è una tecnica diagnostica utilizzata per misurare la pressione interna dell’occhio, perché è importante monitorare il tono oculare, sia quando i valori possono dirsi normali sia quando indicano una pressione borderline.
La Tonometria Oculare è un esame non invasivo, né doloroso, effettuato durante le visite oculistiche di routine, che permette di valutare la pressione interna dell’occhio o tono oculare. 
La pressione intraoculare è misurata in millimetri di mercurio (mmHg) e può essere influenzata dallo spessore corneale: una cornea sottile riporta dei valori più bassi, mentre una cornea spessa dei valori più alti. Anche terapie cortisoniche, traumi o interventi oftalmici possono modificare il tono oculare.
Valori troppo alti possono provocare danni irreversibili al nervo ottico: in questi casi, dunque, si rivela fondamentale ricorrere all’esame diagnostico.
Monitorare la pressione oculare è molto importante anche per la diagnosi di eventuali patologie come, ad esempio, il glaucoma. 
Si tratta di un esame accessibile a tutti, compresi bambini e donne in gravidanza. È indicato in particolare per le persone che soffrono di glaucoma, in quanto la pressione oculare non deve necessariamente superare il valore soglia di 21 mmHg.
 
Esistono diversi strumenti per la misurazione della pressione intraoculare, i più utilizzati sono: 

  • Il tonometro a soffio: la tonometria a soffio non prevede contatti, lo strumento viene avvicinato all’occhio del paziente e, una volta messa a fuoco la mira, viene prodotto un soffio d’aria che arriva fino alla cornea e viene captato da una fotocellula. Questa procedura dura pochi secondi, circa 15 per occhio.
  • Il tonometro ad applanazione di Goldmann: la tonometria ad applanazione di Goldmann richiede il contatto (per quanto si tratti di una forza molto lieve). Prima di iniziare l’esame viene applicato dell’anestetico per evitare fastidi al paziente durante la misurazione. Il cono viene, quindi, avvicinato all’occhio fino a entrarne in contatto: la pressione viene calcolata attraverso la resistenza dell’occhio allo strumento. Anche questa procedura richiede pochi secondi, circa 20 in totale.

La tonometria ad applanazione di Goldmann è considerata il gold standard a livello internazionale; tuttavia, è stata messa in discussione in quanto è stata dimostrata una correlazione tra pressione intraoculare e spessore corneale centrale. Una cornea sottile espone, infatti, ad una sottovalutazione della pressione, mentre una cornea spessa alla sopravvalutazione dei risultati.
Con il tonometro a soffio, invece, viene considerato anche lo spessore corneale del paziente: questo permette di correggere il valore di pressione secondo i dati reali dell’occhio ed essere più precisi nei risultati. 
I valori normali di pressione intraoculare sono compresi tra 10 e 21 mmHg (millimetri di mercurio). 
Per i pazienti che presentano valori di pressione borderline si consiglia una curva tonometrica, ossia un esame diagnostico che consiste nella misurazione del tono oculare nell’arco della giornata per monitorarne l’andamento. 
Nei pazienti affetti da glaucoma o con pressione borderline, la curva tonometrica permette di capire se la pressione si mantiene entro i limiti normali durante tutto l’arco della giornata. Solitamente si effettuano almeno 3 misurazioni: 

  • la prima attorno alle 9.00 del mattino; 
  • la seconda alle 12.00;
  • l’ultima nel pomeriggio. 

La degenerazione maculare legata all'età è una patologia causata da una alterazione della parte centrale della retina (il tessuto nervoso dell’occhio che funziona come la pellicola di una macchina fotografica per la cattura delle immagini) chiamata “macula”. La macula è responsabile della visione centrale fine, necessaria per la guida dei veicoli, la lettura di caratteri piccoli, il riconoscimento dei volti, la visione dei colori, ecc.
Esistono due tipi di degenerazione maculare: quella “secca” e quella “umida”. Nella forma umida di DMLE, si sviluppano vasi anomali nella parte posteriore dell’occhio che tendono ad essere molto fragili e talvolta perdono sangue o liquido, causando il sollevamento della macula dalla sua posizione normale e determinando visione confusa e distorta.

L'edema maculare diabetico (EDM) è una patologia che rappresenta una delle complicanze del Diabete Mellito, in particolare di tipo II, ed è causata da un’alterazione della parte centrale della retina (il tessuto nervoso dell’occhio che funziona come la pellicola di una macchina fotografica per la cattura delle immagini) chiamata “macula”. La macula è responsabile della visione centrale fine, necessaria per la guida dei veicoli, la lettura di caratteri piccoli, il riconoscimento dei volti, la visione dei colori, ecc. L’EMD è caratterizzato da un accumulo di liquidi (edema) nella macula che si verifica nei pazienti diabetici.

Dove accedere al servizio di Oculistica

Poliambulatorio Chirurgico Ospedale di Sesto San Giovanni 

Poliambulatorio Baroni

Poliambulatorio Clericetti

Poliambulatorio Fantoli

Poliambulatorio Quarenghi

Sede Legale