Occlusioni croniche totali (CTO)
Si definisce occlusione totale cronica coronarica (CTO) la completa chiusura del lume (cavità interna di un’arteria coronarica) presente da almeno 3 mesi.
Le CTO si riscontrano in una percentuale del 25-30% dei pazienti affetti da cardiopatia ischemica. Alla base del processo occlusivo non c’è quindi un evento acuto ma un’evoluzione progressiva, nel corso di mesi o anni, della malattia coronarica. La chiusura lenta e progressiva permette spesso lo sviluppo di circoli collaterali (una sorta di strada alternativa) al fine di garantire un minimo apporto di ossigeno nel territorio dell’arteria chiusa.
Il risultato è che il muscolo cardiaco si contrae con meno forza o non si contrae del tutto. Il territorio cardiaco sotteso ad una CTO si definisce infatti “ibernato“, appunto perché riduce al minimo il proprio metabolismo (smettendo di contrarsi) per potersi mantenere “vivo”. Le occlusioni coronariche croniche totali sono le lesioni più complesse da trattare con angioplastica. Peraltro, negli ultimi anni, lo sviluppo di nuove tecnologie e dispositivi e l’introduzione di nuove tecniche hanno permesso una percentuale di successo che si aggira intorno all’80-90% in mano ad operatori esperti.
A differenza di quanto avviene nell’angioplastica coronarica standard, la procedura prevede:
- tempi più lunghi di esecuzione (a volte alcune ore);
- maggior esposizione a radiazioni ionizzanti (raggi X);
- talvolta maggior quantitativo di mezzo di contrasto utilizzato;
- necessità, proprio per la maggior durata dell’intervento, di posizionamento di un catetere vescicale, utile anche per il monitoraggio della diuresi nell’immediato postoperatorio.